Fidji Simo, la nuova regina di OpenAI: “Dobbiamo arrivare a miliardi di utenti”

A 39 anni, Fidji Simo, manager franco-statunitense che ha guidato Instacart al successo - la nota piattaforma per la consegna della spesa online attiva soprattutto negli Stati Uniti e in Canada - è diventata il nuovo braccio destro di Sam Altman, CEO di OpenAI.
È stato proprio Altman a volerla alla guida della divisione Applicazioni dell’azienda che ha creato ChatGpt.
Simo, che ha mantenuto il ruolo di CEO di Instacart mentre, nell’ultimo anno, sedeva già nel consiglio di amministrazione di OpenAI, sarà ora chiamata a coordinare un gruppo esistente di team aziendali e operativi, responsabili di come le ricerche e le tecnologie sviluppate dall’azienda di San Francisco raggiungono il mondo e generano un impatto concreto.
Il suo nuovo incarico inizierà ufficialmente ad agosto prossimo.
A VivaTech, la fiera europea dedicata all’innovazione e alle startup che si tiene ogni anno a Parigi, Fidji Simo ha parlato per la prima volta in pubblico dopo la sua nomina a CEO delle Applicazioni di OpenAI, comunicata da Altman il 7 maggio scorso.
Simo vanta un passato in eBay e una lunga esperienza di dieci anni in Meta, dove è entrata nel 2011 per poi arrivare, nel 2019, a dirigere l’intera app di Facebook. Nel 2021 è diventata CEO di Instacart, un’azienda che Simo ha cambiato profondamente anche attraverso l’intelligenza artificiale.
L’IA non è una casella da spuntare“In Instacart, il mandato che ho dato ai team è stato chiaro: implementare l’IA solo quando serve a risolvere problemi reali”, ha spiegato.
“Uno degli errori più comuni che vedo fare alle aziende è voler adottare l’intelligenza artificiale solo per moda, per spuntare una casella, senza una reale comprensione dei problemi che intendono affrontare. Così facendo, l’IA finisce per diventare una soluzione in cerca di un problema".
In controtendenza rispetto a questo approccio superficiale, Simo ha introdotto un metodo rigoroso e concreto: ha chiesto a ciascun gruppo di lavoro di individuare le attività più ripetitive, noiose o dispendiose in termini di tempo, e valutare se fossero automatizzabili o ottimizzabili con l’uso dell’IA. I risultati, ha sottolineato, sono stati significativi.
“Oggi l’87% del nostro codice è assistito dall’intelligenza artificiale, con un impatto enorme in termini di velocità e produttività”, ha raccontato. “Nel marketing, per esempio, abbiamo dato nuova vita a una libreria di immagini di alimenti trasformandole in video animati in grado di generare nuove campagne pubblicitarie. Nel dipartimento legale, invece, avevamo un’enorme mole di lavoro ripetitivo legato alla revisione di clausole contrattuali: oggi è tutto gestito dall’IA”.
Il nuovo ruolo in OpenAIOra, però, il suo compito sarà molto più ampio: non più applicare l’intelligenza artificiale in una singola azienda, ma guidare la creazione e la diffusione dei prodotti basati su IA che molte società e persone stanno già utilizzando e utilizzeranno in futuro.
Simo parla con entusiasmo di OpenAI come di “un’azienda destinata a trasformare ogni aspetto della nostra vita”.
“Credo fermamente che l’intelligenza artificiale sarà uno strumento di potenziamento per ciascuno di noi”, ha detto al pubblico di VivaTech.
“Ci permetterà di recuperare tempo grazie all’aumento della produttività. Ci offrirà nuovi modi per esprimerci come comunità, grazie a strumenti creativi. Renderà accessibile a tutti conoscenza e saggezza che, in passato, erano riservate a pochi privilegiati. Le migliori tecnologie fanno proprio questo: prendono qualcosa di limitato e lo rendono disponibile a chiunque”.
La missione di Fidji Simo: una crescita 100xL’obiettivo di Simo sarà garantire che l’intelligenza artificiale produca il massimo impatto positivo sulla società e che i benefici siano equamente distribuiti. Riporterà direttamente a Sam Altman, che, nel comunicare la sua nomina, ha scritto sui social: “Non riesco a immaginare una persona migliore per aiutarci a crescere di 10 o anche 100 volte”.
Una sfida colossale, anche per una realtà in piena espansione come OpenAI. L’azienda ha recentemnte annunciato di aver toccato i 10 miliardi di dollari di ricavi annui ricorrenti, il doppio rispetto a quanto registrato nel 2024.
Ma Simo non si lascia intimorire: “Se guardiamo alla situazione attuale, siamo già a buon punto: centinaia di milioni di persone utilizzano l’IA. Ma il nostro obiettivo deve essere che questa tecnologia migliori la vita di tutti, non solo di alcuni. Dobbiamo arrivare a miliardi di utenti. E quando ci arriveremo, dovremo anche assicurarci che ciascuno possa trarne beneficio in più ambiti”.
“Ogni persona dovrebbe avere a disposizione diversi agenti intelligenti, una vera e propria squadra personale al proprio servizio, capace di rendere la vita quotidiana più semplice rispetto a quella che conosciamo oggi”, ha continuato.
L’IA del futuro sarà “ambientale”Secondo Simo, la vera svolta avverrà quando l’IA diventerà ambientale, integrata in dispositivi fisici che comprendono il contesto.
“Non dobbiamo pensare all’IA solo come qualcosa che si usa via schermo o interfaccia. OpenAI, con l’acquisizione della startup IO fondata da Jony Ive, si sta muovendo proprio in questa direzione: costruire dispositivi per rendere i servizi basati sull’IA ancora più accessibili. Per questo, credo che il 100x sia solo l’inizio. C’è ancora tantissimo valore da creare per ogni essere umano sul pianeta”.
Eppure, fa notare il giornalista che l’ha intervistata a VivaTech, la realtà di molte aziende è molto diversa: molti studi evidenziano che progetti interni legati all’IA generativa fallisce. Perché?
Simo non ha dubbi: “Se implementi l’IA solo perché è di moda, finirai inevitabilmente per cercare un problema a cui adattare una soluzione preesistente. È un approccio inefficace”.
La chiave è partire dai bisogni reali. “Ogni azienda ha al suo interno attività ripetitive, noiose, poco stimolanti. Se riesci a identificarle e a proporre un’implementazione dell’IA mirata a risolvere quei problemi specifici, le possibilità di successo crescono enormemente. Al contrario, se dici semplicemente a tutta l’organizzazione: "Usate ChatGpt", senza indicazioni chiare, il rischio è che nessuno sappia davvero cosa farne”.
Per questo motivo, Simo insiste anche sull’importanza della formazione. “In Instacart abbiamo sviluppato corsi di formazione specifici e creato una rete di “advocate” interni”, ha raccontato. “Abbiamo selezionato persone con una competenza profonda nell’ambito dell’IA e le abbiamo posizionate all’interno di ciascun team. Così il resto dell’organizzazione sa a chi rivolgersi. Perché questo nuovo modo di lavorare non è sempre immediato o intuitivo. Servono le competenze giuste e le persone giuste per accompagnare il cambiamento”.
La Repubblica